Aperitivo di gran lusso

L’Asinello

Aperitivo di gran lusso

L’Asinello

ll Corochinato è un vino bianco aromatizzato in stile vermouth, ottenuto grazie all’infusione a freddo con erbe, bacche e cortecce aromatiche.
La presenza di due specie di assenzio si percepisce distintamente al naso, mentre all’assaggio è gradevolmente secco e morbido anche grazie alle 18 erbe tra cui genziana, timo, cannella, origano, cardo e soprattutto la china, da qui il nome “Corochinato”.

Questa miscela rimane in infusione circa 60 giorni, tempo ottimale per estrarre i principi attivi e le sostanze aromatiche contenuti nelle diverse erbe.
L’infuso, per affinarsi, ha bisogno di un periodo di invecchiamento in vasca di circa sei mesi prima di essere utilizzato.

Il secondo componente è il vino bianco, che deve essere alcolizzato con una certa quantità di alcool per raggiungere la gradazione di 16/17°, vengono poi aggiunti 200 g/l di zucchero, agitando la massa.
Successivamente al vino bianco viene aggiunto l’infuso, nella giusta percentuale stabilita dalla ricetta secolare: ecco che il vino assume la connotazione del Corochinato, come da tradizione dal 1886.

Grazie all’impegno della Vini Allara, custode del brevetto, il Corochinato continua a essere realizzato ancora oggi secondo l’antica ricetta nata a Genova nel 1886. 

La produzione e l’imbottigliamento è affidata alla ditta Toso Spa di Cossano Belbo, Cuneo.

Perché si chiama Asinello?

Il suo nome si deve all’Azenetto rappresentato sulla sua etichetta, l’asino con il quale Paciugo trasportava le bottiglie di Corochinato.

Sullo sfondo dell’etichetta Coronata, il quartiere sulle alture di Genova dove veniva prodotto il vino bianco del Corochinato che ospita il santuario protagonista della leggenda di Paciugo e Paciuga.⠀

La leggenda di Pacciûgo e Pacciûga

Il personaggio presente sulla bottiglia del Corochinato è un vero e proprio emblema delle tradizioni e della storia di Genova. Ma dove nasce la sua leggenda?

Nel 1887 padre Persoglio, rovistando negli archivi del Santuario del quartiere di Coronata, ci trasmise in stretto genovese la storia di due giovani sposini, risalente al XI secolo chiamati Pacciûgo e Pacciûga.

Tutti i sabati Paciuga, dalla sua abitazione nel borgo di Prè si recava al Santuario di Coronata per pregare e chiedere il ritorno, sano e salvo, di Paciugo, il marito marinaio catturato dai Turchi.⠀

La storia racconta che i loro veri nomi fossero Pellegro e Pellegra. Sono detti Paciugo e Paciuga per indicare due sposi che si vogliono tanto bene e vivono l’uno per l’altra.⠀

Dopo 12 anni di prigionia Paciugo riuscì finalmente a fare ritorno, proprio di sabato, mentre la moglie si trovava al Santuario a pregare.  Non trovandola a casa, chiese ai vicini dove potesse trovarla, ma le malelingue gli dissero che la moglie era con il suo amante proprio a Coronata.

Senza pensarci Paciugo si recò verso Coronata, dove incontrò la moglie che faceva ritorno a casa. Accecato dalla gelosia e dal silenzio di Paciuga alle sue domande, Paciugo la colpì con un coltello e ne gettò il corpo in mare.

Resosi conto della gravità del gesto appena compiuto e in preda al senso di colpa, Paciugo si recò al Santuario della Vergine Incoronata per chiedere perdono alla Madonna.⠀

Appena entrato in chiesa vide inginocchiata, davanti all’altare, proprio la sua Paciuga che gli corse in contro con tutto il suo amore. La Vergine aveva dato loro un’altra possibilità, aveva salvato Paciuga perché sapeva che era innocente e meritava di vivere quel loro grande amore.⠀